oltre il paesaggio

ARTE PROGETTI UTOPIE

 

A cura di Michela Eremita

Programma di ricerca artistica centrata sul paesaggio e sul tema identità e territorio, all’interno di un contesto, di un territorio, dato dal Parco Faunistico e dall’area amiatina, che vede l’uomo misurato dalla natura e viceversa, in una dimensione difficile da reperire nell’universo contemporaneo.

Gli artisti sono invitati ad ideare dei progetti per opere che potrebbero essere collocate o esplicitarsi all’interno del Parco. Progetti atti a rilevare/rivelare le inquietudini o le bellezze che la natura riserva agli occhi dello spettatore, punti esaltati dallo sguardo dell’artista che trasporta in una dimensione estetica o estetico/operativa quanto è possibile enucleare dal tessuto naturale ed ambientale, anche quando può trovarsi ad affiancare un progetto di ricerca scientifica del Parco. Il lavoro progettuale, inoltre, permette di non intervenire e alterare le dinamiche della vita del parco, lasciando così gli animali e l’ambiente nel rispetto totale della loro vita.

La dimensione virtuale, attraverso un sito realizzato per il progetto, costituisce lo spazio in cui le opere e le progettualità degli artisti vengono contestualizzate. Alcuni luoghi-teatro, infatti, selezionati per le loro caratterizzazioni paesaggistiche, fanno da contenitori tematici per le elaborazioni create dagli artisti.

 

Luoghi/teatro:

Acqua – torrente Onazio

Cielo – osservatorio astronomico

Veduta – Monte Labbro

Bosco – castagni

Lupo – animali

 

Questi luoghi costituiscono un sentiero artistico virtuale che si sovrappone a quelli consueti naturalistici e faunistici e che potrà essere, nel tempo, visibile attraverso mappe, bozzetti e audio-guide. L’obiettivo di Oltre il Paesaggio è finalizzare l’esperienza artistica sul territorio come attività di ricerca a tema, non invasiva per il luogo, per rimarcarne gli aspetti più caratterizzanti e salienti che ne strutturano l’identità e ne sottolineano le potenzialità.

 

La mappa generale mostra, da una foto satellitare, il territorio del Parco Faunistico. Sono stati evidenziati alcuni punti tematici del paesaggio per costituire un osservatorio artistico legato all’ambiente. Il registro di codificazione artistica farà esplicito riferimento ai luoghi/teatro selezionati.

1999-2000

EVA MARISALDI

kilometri

(Lupo)

Sono rimasta affascinata dal vedere i lupi sulla cresta della montagna la sera dell’eclissi, l’agosto scorso. Hanno una collina dove vivere e dove crescere di numero.

Il mio progetto voleva dare più spazio ai lupi. Avevo pensato di fare dei camminamenti seminterrati di alcuni chilometri, immaginando che così i lupi potessero andare a fare sentire le loro voci anche su altre colline, o semplicemente sgranchirsi le ossa. E’ noto che il lupo è un gra camminatore. Ma i lupi non volgiono avere delle cose sulle loro teste e hanno così paura dell’uomo che anche la strada è considerata una barriera, figuriamoci uno scavo.

Così non mi resta che pensare di dare inizio ad una raccolta di fondi perché prima o poi i lupi del Parco Faunistico del Monte Amiata abbiano almeno due colline dove vivere. A tale fine, ecco un disegno che potrebbe essere usato per realizzare spillette e magliette per bambini. Ma meglio ancora per lo stesso scopo si potrebbero usare i disegni dei bambini che visitano il Parco con le scuole e no.

Se qualcuno ha idee propositive… io vorrei dare strada ai lupi, insomma.

Eva Marisaldi

Nata nel 1966 a Bologna dove vive e lavora. Il suo lavoro ravvisa una presenza dell’artista eterea, quasi impercettibile, che sembra dissolversi all’interno dell’opera per confermarsi, invece, nell’operazione. Il compito che svolge, nella funzione di tramite, è trasformare anche le piccole cose del quotidiano portandole ad una comunicazione autonoma. Ma solamente attraverso l’operazione compiuta dall’artista si compie la dilatazione dell’oggetto/ soggetto con l’apertura della sua potenzialità evocativa.

Per il Parco Faunistico vuole concentrare lo sguardo sul concetto di spazio e di vita ad esso annesso promuovendo un’originale campagna di informazione e di sensibilizzazione sul lupo. L’operazione vuole coinvolgere i bambini del territorio e tutti i visitatori del Parco attraverso un workshop messo con lo scopo di creare un’attività finalizzata alla vita del lupo, animale dalle forti valenze emblematiche.

Bernardo Giorgi

Evoluzione Codici binari / Codici genetici

(Lupo)

Sono sempre attratto dai numeri (e la matematica era il mio forte a scuola). Devo comunque riconoscere che il fascino che i codici hanno esercitato su di me è con ogni probabilità legato all’interesse sui linguaggi. Un codice, come sistema per trasmettere informazione è costituito da un insieme di lettere e numeri (alfabeto) e da un insieme di regole (grammatica); sistemati o combinati con un certo metodo possono acquistare senso in formule matematiche, ed il loro ordine può anche generare poesia. Personalmente, l’idea di come questo particolare tipo di linguaggio, composto dalle 26 lettere, o dai 10 numeri, possa comunicare informazioni è sempre stata affascinante e misteriosa al tempo stesso. Essa implica la necessità di un supporto, di un corpo materiale, di cui la comunicazione necessita, senza i quali le informazioni vanno disperse o non arrivano a destinazione; se ciò corrisponde a verità, possiamo supporre che per veicolare una idea, un concetto, un sentimento, si ha sempre bisogno di un mezzo di “trasporto”, dal computer, alla carta scritta, fino a risalire a un vero e proprio alfabeto che serve per trasmettere la vita (il codice genetico). Ma quale è il rapporto tra questo linguaggio matematico e geometrico e la forma, il guscio esterno attraverso il quale esso viene rappresentato? E’ forse simile al rapporto che intercorre tra genotipo e fenotipo?

Da qui una buona base per cominciare a lavorare sulle forme create dai numeri. L’associazione con il computer, e con il suo sistema di codice binario, sorge spontanea: in particolare con la prima forma, quella fortran (sistema di programmazione automatica per convertire programmi, scritti secondo una notazione matematica), una carta che, a prima vista insignificante, assume significato in base all’ordine e alla sequenza, ed è stata alla base dei primi software sviluppati. Erano ancora i tempi delle schede perforate, o meglio dei supporti fisici attraverso i quali i dati venivano trasmessi: oggi i supporti informatici, sono mezzi sempre meno tangibili e più smaterializzati.

Così i meccanismi dell’evoluzione si trasferiscono su quella che a mio avviso potrebbe rappresentare la genesi di una specie futura (codici binari insieme a codici genetici): il resto va da sé.

Il Parco ha così rappresentato l’occasione per realizzare una nuova mappatura, che a differenza delle mie esperienze passate non si rivolge più ad un valore legato al territorio o al sociale (relazione tra animali ed ambiente) ma cerca di comprendere le forze che compongono il visibile, ciò che può essere chiamata la driving force della vita.

Bernardo Giorgi

Nato a Camerino (MC) nel 1967, vive e lavora a Siena e Berlino. Negli ultimi anni il suo lavoro è stato mirato a tracciare e/o ricostruire mappe in cui si muovono identità sociali e geografiche, confermate storicamente o socialmente, o in attuale mutamento. Per il Parco ha delineato una mappa sull’evoluzione degli animali partendo dal remoto per giungere al presente. La codificazione degli animali ravvisabile attraverso il codice binario o le catene elementari delle proteine mira a giungere all’essenza della vita senza per questo veder o voler sfumare l’aspetto evocativo o poetico dato dalle forme di vita sia preistoriche sia odierne. Un’opera in nuce che si esprime, per questo stadio, con il linguaggio multimediale pur non rimanendone prigioniera, in quanto opera in via di sviluppo.

2000-2001

Bianco / valente

mirror

(Lupo)

La nostra ricerca artistica di questi anni lambisce, con sempre maggiore frequenza, gli spazi oscuri che le ricerche sulla vita e l’intelligenza artificiale lasciano inevitabilmente “scoperti”. Ci piace sondare ed evidenziare alcuni paradossi usando senza nessun timore reverenziale qualsiasi tipo di tecnologia di cui riusciamo ad appropriarci.

Al contrario di ciò che si potrebbe immaginare siamo molto legati alla natura e, pur vivendo nel centro caoltico di una delle città più meandrizzate e densamente popolate da uomini e mezzi in Italia, ci concediamo, appena possibile, lunghe passeggiate nei boschi e nei prati, e questo è indirettamente testimoniato da ciò che si percepisce dai nostri quadri o da alcune scene video. Vivere per diversi giorni il Parco Faunistico dell’Amiata è stato quindi, oltre che un sanissimo piacere, anche lo spunto per ilo video Mirror che è incentrato sul concetto dell’evoluzione dinamica delle specie viventi e della propagazione del codice genetico mediante la riproduzione.

Infatti, noi come il cane del vicino o come il più piccolo degli insetti che riusciamo a vedere arrampicarsi sul braccio, siamo portatori di un’informazione, di un codice: il genoma, e, dal punto di vista biologico, il vero scopo della nostra esistenza è riuscire a diffonderlo più lontano possibile, nello spazio e nel tempo.

Il genoma, se tramandato con la procreazione, è immortale. E’ l’unica parte di noi che sopravviverà al tempo. Parti di esso saranno rintracciabili nei miei più lontani discendenti, proprio come lo porto dentro di me parte di quello tramandatomi dal mio progenitore più lontano.

Bianco / Valente

(1962, 1967) vivono e lavorano a Napoli. “Siamo affascinati dalle dinamiche cerebrali che ci permettono di percepire immagini mentali, di avere ricordi e un senso di coscienza della realtà esterna così esteso da includere anche la consapevolezza di noi stessi. Il nostro lavoro è anche una indagine sulla dualità corpo mente, che tutti noi, inesorabilmente soli, viviamo quotidianamente in prima persona. Una mente potenzialmente libera di spaziare all’infinito, di fare continue nuove associazioni, relegata in un corpo che comincia ben presto a farci sentire tutte le sue limitazioni e la sua pesantezza. Lavoriamo esclusivamente a partire da immagini elettroniche a bassa risoluzione riprese con la nostra telecamera, perché come le immagini mentali sono non molto risolute ed estremamente volatili. Produciamo video e videoinstallazioni, e immagini su tela impresse con una stampante industriale che utilizza colori a cera invece dei tradizionali inchiostri liquidi. Sono tele molto delicate, che però, grazie a questa tecnologia particolare, conservano integralmente (anche nel tempo) le caratteristiche cromatiche delle immagini elettroniche di partenza”.

Numerose le mostre a cui hanno partecipato riscontrando consensi di critica e di pubblico.

Michelangelo Penso

AMIATA CONFINI NOMADI

(Bosco)

Ed eccomi qui convinto che queste centinaia di foglie sorgano dalla mia coscienza, dov’erano finite in tutti questi anni? perché così tante all’improvviso? Ognuna salendo nel momento della sua incandescenza descrive rapidi archi come astratti grafici d’energia, il Parco sa chi sono, si stira sotto di me con gigantesca maestà, ma rimane selvaggio nella sua più profonda essenza.

Il brillare delle colline policrome, ocra, viola, grigio, marrone, in cima ad una valle azzurra che racchiude un giardino segreto, specchi, voci, leggende, melograno, gelso, caco, castagno, cipresso, rose, fiori trasparenti, rigidi steli, tappeti verdi stesi come giardini finti, veri prati, un salice, un corso d’acqua con airone, ginestre che giocano a nascondersi nel fogliame, “acqua verde” musi meravigliosi.

L’albero, la casa sull’albero, come da bambino diviene un’astronave di legno posta a metà verso le stelle, calda di sudore, rinfrescata dal respiro dei pini. Ed eccomi qui a dilatare i confini di tutto, rincorrendo un fantasioso canto, del confine nomade, del bosco e dei suoi innumerevoli abitanti, e trasformo, e mi trasformo in nomade, tanto da desiderare campi di tende nere sotto le stelle del deserto, interzone, oasi celate lungo carovaniere segrete, parti di giungla o di pianure liberate, aree proibite, mercati neri, bazar sotterranei, e nomadi confini che tracciano nella natura i loro percorsi con strane stelle, che possono essere luminosi gruppi di dati nel cyberspazio, o forse alberi di varia specie. Disegnare una mappa, una mappa di cambiamento, una mappa della rete, con la sua enfasi sul flusso clandestino di informazioni e logistica, e finalmente sopra tutte le altre la mappa 1:1 dell’immaginazione creativa, estetica, una mappa nomade, sperando che in questa dimensione sboccino mille fiori, senza un giardiniere che strappi erbacce e piante anomale, secondo un qualche schema morale o euclideo, perché tutto il resto è solo illusione, proiezione psicologica, verbosità sprecata.

Ed è per questo che vi chiedo di piantare un albero per il Parco, per costruire un confine nomade in continua evoluzione.

Michelangelo Penso

Nato nel 1964 a Venezia, dove vive e lavora. L’immagine e la sua apparizione all’interno di uno spazio materico, definito dal supporto o variabile come quello delle installazioni, è il suo terreno di ricerca. Ultimamente si è concentrato sull’evanescenza e impalpabilità che il linguaggio multimediale permette tecnicamente, rendendo più forte l’apparizione nei suoi risvolti evocativi; non rinuncia mai, però, a confrontarsi con la materia alla quale assegna il compito di sostenere la compenetrazione con il non tangibile, esplicata dal fantasma nella sua doppia valenza di rimando corporeo e smaterializzazione dello stesso. Ha esposto in Italia e all’estero. Ha collaborato all’ideazione di Oltre il Paesaggio.

Dominique Papi

Rosso Mercurio

Parco Museo delle Miniere,  Abbadia San Salvatore

L’inizio della ricerca di Dominique Papi sul paesaggio minerario dell’Amiata è iniziato con lo studio di un manifesto per l’edizione 2000 di Toscana delle Culture, per proseguire con la creazione di immagini fotografiche sortite dall’immaginario ambientale ed emotivo amiatino, proiettate live al Museo delle Miniere con l’accompagnamento musicale di Nicola Vernuccio.

“Con queste fotografie ho cercato di raccontare per immagini, anche se non in maniera completa, la storia di un luogo che tanto affascina per ricchezza dei suoi contenuti. Il mercurio, protagonista dell’Amiata per molti anni, estratto dal cinabro, pietra pesante, rossa di innumerevoli sfumature, la natura incontaminata, il senso di rispetto che si ha di fronte ad un vulcano con la sua impotenza, la comunità tibetana, il Parco Faunistico con i suoi animali, la gente che qui ha vissuto e lavorato nelle miniere, il versante senese e quello grossetano.

Tutti questi elementi mi hanno colpito nel profondo perché in questa terra ho ritrovato, senza enfasi né retoriche, il mio centro, senza fare niente se non esserci. Questa è la sensazione che cerco di comunicare con queste fotografie, il senso di stupore e di magia, la metafora di una energia compressa ma viva che aspetta di essere vista in tutta la sua essenza e che continua a provocare emozioni e senso di rispetto”.

Dominique Papi

Fiorentina residente a Siena, con la tecnica fotografica riesce a cogliere e rimandare gli stupori e la poesia racchiuse nelle forme. Lo studio della luce è la sua costante ricerca e con essa delinea, traccia, evoca le meraviglie contenute anche nelle cose più infinitesimali.

Oltre i confini/Kurdistan

In collaborazione con il Comitato cittadino di Siena per il sostegno del popolo kurdo

L’obiettivo di Oltre i confini è stato aprire attraverso l’arte un canale di comunicazione con gli artisti del Kurdistan irakeno, promuovendo un concorso per il migliore video e per il migliore racconto, sul tema identità e territorio, con un premio in denaro per disciplina. I materiali, realizzati tra tante difficoltà, sono giunti in Italia dopo una lunga odissea, vista la condizione di isolamento in cui versa il popolo. Scopo dell’iniziativa è, oltre sostenere sempre la ricerca artistica, creare un canale di passaggio di informazioni-racconti con un popolo che vive l’isolamento culturale e sociale totale, un ponte dato dall’arte e dal linguaggio. L’arte come lingua di Porto Franco, dove la comunicazione non conosce limiti e restrizioni. L’informazione sul concorso è stata recata in Kurdistan, nel dicembre ’99, da Iole Pinto (Comitato cittadino di Siena per il sostegno del popolo kurdo) e da altri kurdi esuli in occasione di un viaggio nei territori di quel popolo. La notizia, diffusa per radio e per televisione, ha provocato un grande fermento creativo negli artisti che hanno aderito con entusiasmo nonostante la difficoltà e la mancanza di mezzi tecnici. Durante il progetto Zibaldone di Porto Franco all’interno del festival Toscana delle Culture è stato mostrato il materiale pervenuto e sono stati resi noti i nomi dei premiati per il miglior video e racconto.