Il Parco Naturale della Maremma nell’area La Femminella, si conferma nel 2022 come luogo ideale di intervento degli artisti; a cui si aggiunge il fascino del nuovo meeting point sul mare, il Lido Oasi, ai confini con la spiaggia selvaggia del Parco.

ATTI CREATIVI NELLA NATURA

Da quattro anni DUNE è un contesto creativo dove si possono sperimentare nuove relazioni tra linguaggi artistici e paesaggio. Per gli artisti è un banco di prova e di libertà espressiva, per gli spettatori la possibilità di visioni nuove del territorio, e di nuovi modi di abitarlo.

Agli artisti invitati dal curatore si sono affiancati dieci giovani talenti emergenti, selezionati da una call nazionale, che hanno portato al progetto il dono dell’inaspettato, e hanno consentito uno scambio tra generazioni durante il lavoro di creazione.

le opere

ARTISTI INVITATI

Fabrizio Crisafulli

BAGLIORI

Immaginifica installazione di luce alla spiaggia delle capanne

Con una azione performativa di Melissa Lohman

La relazione tra la luce e le “capanne” fa divenire la spiaggia di Principina a Mare, immersa nel buio, un luogo di nuove visioni. Fabrizio Crisafulli, accompagnato in questa occasione dalla performer newyorkese Melissa Lohman, è l’ideatore del Teatro dei Luoghi, una rilettura fantastica dei luoghi attraverso l’uso della luce come soggetto autonomo di costruzione poetica.

Leggi l’intervista a Fabrizio Crisafulli su Eki magazine.

Ilaria Margutti / CasermArcheologica

CIELO DI BRONZO E STELLE APPESE A UN FILO

INSTALLAZIONE ARTISTICA

Stelle unite tra loro in costellazioni per orientarci, territori tracciati, mappe, direzioni. Attraverso una raccolta di storie del cielo della Maremma, traiettorie e paesaggi, Ilaria Margutti ricamerà ciò che ci lega alla terra e al cielo, dentro all’espansione del gesto e al perpetuo divenire del ritmo del filo.

Chiara Gambirasio / Corpi sul Palco

PIOGGE SOTTERRANEE

INSTALLAZIONE ARTISTICA

Il colore inteso come filtro soggettivo che consente di codificare la realtà; si parte da una campionatura dei colori del luogo per riorganizzare vari momenti luminosi in una forma che porti a galla la costante armonica di uno sguardo sensibile e presente: rappresentazione della cangianza della pineta durante la permanenza dell’artista.

Sara Donzelli / Accademia Mutamenti

L’ALTRA EURIDICE

READING PERFORMANCE

Di Italo Calvino

Una riscrittura del mito di Orfeo ed Euridice, con un capovolgimento: considerare il mondo all’interno della Terra, in cui abitano Plutone e la sua compagna Euridice, il vero mondo terrestre, ricco di fantastici paesaggi nati da fantasmagorici rapporti tra elementi.

Giulia Mureddu, Mat Pogo

TRAVASI

PERFORMANCE DI DANZA E MUSICA

I fratelli Giulia e Matteo Mureddu (in arte Mat Pogo) portano all’attenzione le infinite declinazioni tra corpo e suono. L’uso dettagliato degli arti, del peso, dello spazio e dell’ambiente, della voce e del suono creano un flusso inesauribile di risonanze: ogni attimo può rivelare e aprire nuovi spazi creativi, esprimendo un potenziale inaspettato.

Mechi Cena, Francesco Michi, Francesco Pellegrino

MEDITAZIONE SU ONDE MARINE

INSTALLAZIONE ARTISTICA

Negli anni 70 e 80 del secolo scorso il compositore Albert Mayr ha collezionato frammenti di ritmicità osservate in vari luoghi, traducendo in campo temporale l’idea degli object trouvé. Attraverso una ricostruzione di Onde Marine intendiamo creare una semplice e delicata situazione per meditare sul ritmo e lo scorrere del tempo.

Franco Baggiani

PARQUE RIBALTA

PERFORMANCE DI MUSICA

Con Giacomo Downie

Dalle sperimentazioni più ardite fino alla scomposizione delle melodie in modo classico, il trombettista Baggiani affronta i colori della modernità attraverso la lezione del ‘900 e delle sue avanguardie. Nella giornata del 18 sarà affiancato dal sassofonista e musicoterapeuta Giacomo Downie per una sonorizzazione ambientale.

Stefano Corti

MORDI IL CIELO

INSTALLAZIONE ARTISTICA

Corti ci invita ad abbandonarci alla sorpresa del momento, pervasi dagli elementi e dallo spazio singolare; l’opera si staglia sul profilo dell’erba alta come ci fosse sempre stata, ora fortemente tangibile ora con leggerezza onirica. Scultura impermanente, sparirà nel paesaggio da cui prende forma.

Arcadia Ars In

RIPOSARE NELLA VASTITÀ

PASSEGGIATA POETICA TEATRALE

A cura di Patrizia Menichelli, in collaborazione con Angela Trentanovi. Comunicazione Paola Vecchiarelli. Con Anna Balducci, Laura Bambi, Francesca Bizzarri, Paolo De Vita, Claudia Guarducci, Cristina Lisi, Francesca Lurci, Rosaria Tartarico

Attraverso la visione del teatro poetico sensoriale, un lavoro di ricerca sui 5 elementi, intesi come vie privilegiate di ascolto e ispirazione in natura, fuori e dentro di noi. Come danzano e riposano questi elementi nella vastità del paesaggio? Gli artisti accompagneranno i visitatori integrando i linguaggi del teatro intimo, della poesia e della danza per un contatto vivo con il paesaggio.

Paola Talluri / Silva

L’ECOSISTEMA DEL PARCO

PASSEGGIATA NATURALISTICA

le opere

GIOVANI ARTISTI SELEZIONATI

Pietro Angelini, Francesca Santamaria

APPUNTI PER UNA COREOGRAFIA DOCUMENTARIA

VIDEO

L’obiettivo del progetto è la realizzazione di un archivio video coreografico. Il numero delle coreografie sarà direttamente proporzionale al numero delle costruzioni spontanee con i tronchi di legno lasciati dal mare durante lo spazio-tempo residenziale. La danza nascerà all’interno dell’architettura abitandola e subendone l’influenza operando una traduzione / traslazione di linguaggio. Una traccia dell’indagine coreografica sarà la mappatura delle strutture umano-naturali della spiaggia di Principina.

Luca Granato

LUOGHI ARRESI

INSTALLAZIONE ARTISTICA

“La bandiera bianca sta a significare che sono luoghi arresi, senza additivi, senza mistificazioni, neppure quelle del silenzio e della pace. Nei paesi da bandiera bianca non è che si trova il pane più buono che altrove o il calzolaio che ti fa le scarpe. Si trova il mondo com’è adesso, sfinito e senza senso, con l’unica differenza che questa condizione si mostra senza essere mascherata da altro.
La bandiera bianca non è la bandiera della desolazione contrapposta a quella del divertimento. Non è quella della bruttezza contrapposta a quella della bellezza. Non è quella dell’abbandono contrapposta a quella dell’«indaffaramento». La bandiera bianca ci dice attraverso un luogo qualunque che l’ebbrezza di stare al mondo è svanita e che lavoriamo ogni giorno per portare in noi l’arca di Noè e ci ritroviamo con un pugno di mosche”. (Franco Arminio)
Luoghi arresi è un progetto aperto nello spazio e nel tempo. Consiste nell’installazione di una serie di bandiere bianche in luoghi suggestivi e caratteristici delle comunità con cui vengono ad interagire. La bandiera bianca, alla luce dei fatti contemporanei, intende imporsi come un atto costruttivo e politico: non sinonimo di passività e resa ma di azione convinta contro l’imposizione di una volontà che giunge dall’alto. Davanti ad un sistema che riprende a nascondersi dietro bandiere e ideologie di mercato, che si schiera al fianco del maggior offerente, innalzare bandiera bianca diventa un atto libero e popolare, pacifista e rivoluzionario.

Riccardo Innocenti

EBBREZZA DA ALTI FONDALI

PERFORMANCE

La mia proposta prevede la realizzazione della performance, che consiste nella drammatizzazione di un mio testo poetico. La performance ha inizio con il performer P. (il sottoscritto) sdraiato in posizione supina dentro una fossa rettangolare, al cui esterno sarà posizionato un autorespiratore ad aria (A.R.A.) in posizione verticale. P. respira attraverso l’A.R.A. ed emette il tipico rumore del subacqueo in immersione. Uscito dalla fossa, P. si avvicina al microfono e registra grazie alla loop station il suono che produce respirando attraverso l’A.R.A. Successivamente rimuove il respiratore e legge il testo, intervallando la lettura con l’emissione di aria verso il microfono. Finita la lettura, P. ritorna a respirare attraverso l’A.R.A. si dirige verso il mare trascinando la bombola. Se possibile, P. entra in acqua e rimane immerso per qualche minuto, concludendo la performance. Altrimenti il pubblico rimarrà nel luogo in cui la performance ha avuto inizio e P. si allontanerà fino a quando non sarà più visibile.

Note sul testo:

Il testo poetico è incentrato sulla mia esperienza della narcosi da azoto, definita da Jaques Cousteau «ivresse des grandes profondeurs». Questa ebbrezza è sperimentata dal subacqueo che si immerge a grandi profondità a causa dell’aumento della pressione parziale dell’azoto e provoca uno stato simile a quello di chi è ubriaco. Partendo da una riflessione sui limiti oggettivi posti dalla fisiologia umana e sui mezzi con cui i sapiens sapiens hanno cercato di aggirarli per occupare ambienti ostili, la performance mette in scena elementi contraddittori come la lettura di un testo poetico e la violenza espressiva del performer, nel tentativo di comprendere le motivazioni che spingono l’uomo a immergersi nelle profondità del mare, gesto primario ma potenzialmente letale. La narcosi da azoto, in particolare, è rappresentativa della coesistenza fra tensione verso il superamento dei limiti e volontà di annullamento di sé che ha luogo quando si penetra in un abisso. L’immersione, così come il volo, è una sfida estrema all’elemento naturale e alla fisicità umana che avviene grazie agli strumenti che egli stesso ha progettato. Imponendosi sulla sua fisiologia, l’uomo piega al proprio volere ciò che in lui è naturale e incontrollabile. Anche se permettono all’essere umano di lanciarsi in queste prove, le tecnologie come il respiratore A.R.A., con la sua ingombrante bombola, testimoniano il fardello della perenne insoddisfazione che motiva la sua tensione verso gli abissi, peso che è costretto a trascinare e che lo spinge verso profondità sempre maggiori. Lo spazio circostante alla pineta di Principina, con la sua oscillazione continua fra antropizzazione e restituzione alla natura, si presta particolarmente alla messa in scena di questa performance.

Ettore Morandi

TRA LE FOGLIE HO RICONOSCIUTO LE ONDE DEL MARE

INSTALLAZIONE ARTISTICA

“L’acqua è insegnata dalla sete. La terra, dagli oceani traversati. La gioia, dal dolore. La pace,dai racconti di battaglie. L’amore, da un’impronta di memoria. Gli uccelli, dalla neve.” Emily Dickinson

Raccogliere parole del paesaggio e tracciare una linea dell’orizzonte. Raccogliere elementi naturali dal luogo e dargli voce. Far raccontare il paesaggio dagli elementi che lo compongono, prendersi cura di questi elementi, ascoltarli. Questa è la postura con cui si pone il progetto da realizzare nel parco La Femminella, che ha come scopo l’avvicinarsi in modo delicato a faccende che costruiscono continuamente il nostro immaginario e il nostro modo di vivere un luogo. Ogni momento vissuto all’interno di questo muta, muove in continuazione la nostra persona, anche se non ce ne rendiamo conto. Non si discerne mai dal luogo in cui siamo e che viviamo.

Ogni elemento scrive dentro di sé e al di fuori, in un continuo scambio dialettico. Così noi col mondo e con l’Altro. Allora prendersi cura di questi piccoli elementi significa prendersi cura del mondo e di sé stessi. Prendersi cura significa ascoltare, significa aprirsi al mondo, rendersi vulnerabili e fragili, accoglienti. Grazie a questa fragilità è possibile sentire il vento tra le foglie che bisbiglia la melodia del mare.

L’intenzione del progetto è di creare un’installazione site-specific, costruita con gli elementi naturali del luogo, che diventi un portale di accesso a luoghi altri, a profumi, a memorie lontane, e a cui ci si rivolge cambiando postura, prestando attenzione e ascolto, ponendosi aperti alla narrazione insita nel luogo.

Per la costruzione dell’opera saranno selezionati gli elementi durante i giorni di residenza, in cui attraverserò il parco raccogliendo gli elementi suggestivi che reputerò poetici, per infine dare forma all’opera definitiva, la quale dipende molto dal processo stesso del fare esperienza all’interno del parco. Durante il processo mi farò accompagnare da alcune poesie, una di queste è quella citata all’inizio del testo, poiché reputo la poesia fondamentale per la ricerca personale e per il quotidiano vivere.

Giuseppe Percivati (Pepe Gaka)

ATTRAVERSO

INSTALLAZIONE ARTISTICA

Il progetto si basa sull’idea di creare un’opera che sia legata al territorio, che in base ai materiali scelti possa essere lasciata sul territorio. Un’opera che sia sempre fruibile, ma anche che, rispetto all’opera da me creata l’anno scorso, sia maggiormente fruibile e comprensibile senza l’uso di uno smartphone e di una connessione internet.

A livello tecnico, si tratta di creare un’opera su vari livelli, in verticale, dove su ogni livello un certo numero di dettagli, ma non tutti, sono presenti; alla fine la somma di questi dettagli su vari livelli, va a creare un’immagine.

Ogni livello è rappresentato da un telo di 3×4 metri (misura approssimativa, da discutere in base al budget e allo spazio) il quale sarà distanziato da una certa distanza da un altro telo. Ogni telo avrà dei ritagli, i quali sommandosi ai ritagli degli altri livelli andranno a creare l’immagine.

L’immagine scelta per il momento è un cavallo, il quale rappresenta i butteri e la tradizione equestre della Maremma. Non è definitiva, ma al momento è quella che penso si meglio adatti al tema dell’evento e allo spazio. 
 L’immagine, essendo in più livelli, ognuno dei quali sarà sempre in leggero movimento per via del vento, creerà un effetto di movimento e dinamicità. Lo spettatore avrà quindi due punti di vista, agli opposti, all’interno del quale lo scenario naturale farà parte integrante dell’opera, perché lo spazio vuoto dei teli, i quali creeranno l’opera, permetteranno di vedere attraverso. Il numero dei teli sarà tra i tre ed i cinque, per ragioni pratiche ed economiche. Uno certo spazio sarà lasciato fra ogni telo, idealmente almeno 50 centimetri, lasciando poi allo spazio stesso nel quale verrà allestito.

Di notte, usando teli bianchi illuminati, lo spazio vuoto dell’immagine, nero per via del buio, andrà a creare un notevole contrasto di luce/buio, rendendo l’opera fruibile ad ogni momento e con qualsiasi tempo. Vuole essere un progetto di facile comprensione da parte del pubblico, con alcune sfumature più sottili, quali la dinamicità data dal movimento del vento, e dal senso del movimento che il cavallo stesso evoca. E da una possibilità di creazione, con varie possibilità basate sul budget disponibile, e sulla volontà di creare un’opera temporanea (quindi magari usando teli di stoffa, per esempio) oppure più permanente (dove i livelli potrebbero essere costruiti in legno o in stoffa ma su una struttura di legno, per esempio, per creare un’opera più duratura).

Jacopo Risaliti

GATI

INSTALLAZIONE ARTISTICA

Realizzare uno spazio silenzioso di dialogo con la terra, di riconnessione con l’interno, ed immerso nella natura.
Uno spazio che sia tridimensionale e che sia d’osservazione per i nostri sensi. Che metta in ascolto il nostro corpo, riconnettendo l’esperienza sensoriale verso quello che siamo più nel profondo.

L’area scultorea che andrei a realizzare sarebbe uno spazio abitabile nello stesso modo in cui pensiamo di abitare lo spazio del nostro corpo.
Di dimensioni di un corpo, ma volendo una serie di 3 aree.
Per la realizzazione del lavoro sfrutterei unicamente il materiale presente nell’area naturale del parco (legni, pietre, terra, ecc..).

Caterina Sammartino

I’VE GOT NO ROOTS

PERFORMANCE

La performance vuole analizzare la necessità che l’uomo ha di sentirsi parte di un Tutto più grande (la Natura). Quest’ultima, però, non si cura di noi esseri finiti, ma continuerà, nella sua grandezza e forza, a svolgere il suo corso. Siamo noi che ricerchiamo con Lei un contatto, che ci consenta anche solo momentaneamente di sentirci parte di una dimensione infinita.

La performance consiste nel camminare in modo metodico, asettico, ma ripetitivo sempre nello stesso perimetro di terra, alla ricerca disincantata di qualcosa di irraggiungibile, indossando sulla testa una lunga treccia realizzata con materiali naturali del luogo, che toccherà e si trascinerà a terra.

Nel corso della residenza sarà realizzata con materiali naturali intrecciati della flora locale questa lunga treccia, che verrà indossata nel corso della performance.

La Treccia è elemento di contatto tra me – corpo umano e Natura, un collegamento che parte dalla testa, passando per i capelli e che arriva a terra.

La scelta di instaurare una connessione con la Natura attraverso i capelli e la testa non è casuale, ma dettata dal fatto che sono le parti del corpo più fragili ed importanti.

Il cranio è il luogo in cui è presente il cervello, organo fondamentale che regola tutto il nostro corpo. I capelli sono come delle ramificazioni leggerissime e le prime ad essere soggette alle alterazioni atmosferiche .

L’azione del camminare simboleggia il viaggio più importante dell’uomo, il percorso limitato della vita dell’essere umano, verso qualcosa di irraggiungibile. Infatti è un camminare, che si aggira in modo ripetitivo, sempre nello stesso perimetro.

La treccia, realizzata con materiali naturali che si trascina al suolo, rappresenta la connessione tra l’essere umano, creatura vivente generata sulla Terra e quindi elemento parte dell’universo – Tutto, e la Natura che rappresenta il Tutto, appunto.
Eppure il fatto di essere trascinata, in questo andare limitato, rende manifesta la drammaticità di questo rapporto.

Ambra Scali

100 COLORI

INSTALLAZIONE ARTISTICA

Ispirato al libro I Colori della Natura di Sasha Duerr.
La Natura attraverso le stagioni ci riconnette ai reali ritmi della vita e ci permette di creare dei legami emotivi,

fisici e ambientali con ciò che ci circonda.

Attraverso i colori é possibile identificare la stagione in cui siamo.

Attraverso un’indagine sui colori presenti nel paesaggio se ne scelgono 100 da realizzare su tavolette 30x30x1,2 cm da collocare sul terreno in un quadrato di 480 x 480 cm.

Tommaso Zerbi

BESTIARIO MAREMMANO

Indagine sulle magiche creature ormai estinte

ANIMAZIONE VIDEO

Creazione di un breve corto animato, utilizzando un approccio di tipo documentaristico; la camera come semplice spettatrice dei processi vitali che avvengono nella natura della Maremma. I protagonisti non saranno semplici animali ma creature di fantasia nate dalla fusione di parti del corpo umane e parti animali/vegetali. Utilizzando la tecnica del collage digitale le mani possono diventare becchi di fenicotteri e le dita dei piccoli vermi che strisciano nel fango. Le gambe diventano lunghi colli di giraffa e i piedi orecchie di elefante.

Questa fusione tra civilizzato e selvaggio vuole rappresentare l’uomo come semplice tassello di un ipotetico ecosistema equilibrato. Ho provato a immaginare una linea temporale alternativa in cui il processo evolutivo è andato diversamente portando ad uno scenario utopico e non antropocentrico in cui l’uomo non prevale sulla natura ma ne è semplicemente parte ininfluente.

La tecnica: visto il poco tempo a disposizione si sperimenta la pixelation, una tecnica di stop motion in cui gli attori dal vivo vengono utilizzati come soggetto mettendosi in posa fotogramma dopo fotogramma. Lo stesso effetto si può ottenere anche estrapolando dei frame da un video. Questa tecnica accorcia notevolmente i tempi lunghi richiesti dell’animazione tradizionale perché non prevede di ridisegnare ogni fotogramma più volte. Questa tecnica si sposa bene con un collage fotografico che unisca parti del corpo umano e paesaggi della natura maremmana in un ambiente surreale.

Galleria fotografica